Ci siamo ritrovati, senza possibilità di scelta, in un tempo sospeso.

Un tempo in cui la frenesia del quotidiano ha subìto una battuta d’arresto.

Un tempo rinnovato nei ritmi che ha inevitabilmente modificato il nostro stile di vita.

Ci siamo ritrovati panettieri, pizzaioli, artisti, musicisti e cantanti, sportivi da interno, campioni di “divaniadi”, smartworker e precettori. Abbiamo dato fondo alle foto d’archivio da postare sui social, oltre alle scorte di lievito e farina dei supermercati.

Abbiamo tentato di riempire il tempo. A tutti i costi. Alla ricerca di nuovi ritmi, incalzanti, quasi a non voler sostare.

Sostare

So stare

So stare?

Riflesso della (in)capacità a tollerare un tempo sospeso. Un tempo per sostare con l’unica persona con la quale non si genera assembramento e per la quale non servono autocertificazioni: noi stessi.

Quasi a voler scansare quell’inevitabile incontro che ci mette in allarme perché privo di maschere.

So stare?

Pic: La reproduction interdite René Magritte

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