Oggi sono passati esattamente 5 anni da quando io e Alex siamo nati come genitori. Quando il 30 ottobre 2015 è arrivata Arianna, insieme a lei siamo nati noi, in una veste nuova, insicuri, pieni di dubbi e domande… ma felici, indescrivibilmente felici.
E non ci sono studi che reggano il confronto con l’esperienza diretta della genitorialità, quella che vivi sulla pelle, che ti stringe lo stomaco e ti riempie il cuore in un modo che non credevi possibile. Certo, il mio mestiere e i miei studi mi hanno un po’ avvantaggiata, ma quando prendi consapevolezza che da quel momento la vita di quella nuova creatura è nelle tue mani, metaforicamente e non solo, beh le tue conoscenze assumono una piega un po’ diversa. Perché è la vita stessa a cambiare, sei tu, siamo noi.
La genitorialità è un grande dono, una bellissima esperienza, ma anche un effettivo impegno h24. La consapevolezza che ogni tua scelta avrà in qualche misura influenza sulla vita di tuo figlio a volte può spaventare. E le cose che ci spaventano talvolta ci paralizzano rendendoci incapaci di agire nella maniera più consona alla situazione.
Ma allora come uscire da questa impasse?
Hai presente quando giri tanto velocemente su te stesso che la testa continua a ballare anche quando sei fermo? Bene, la soluzione per far passare quella sensazione è proprio restare fermi, attendere. Sembrerebbe un controsenso, vincere la paura e la paralisi stando fermi; sì lo ammetto è un po’ contorto, ma a volte abbiamo gli strumenti più efficaci a portata di mano e riusciamo comunque ad ignorarli.
Sostare sulle nostre emozioni, sulle nostre sensazioni, sui nostri vissuti, sulle nostre paure. Perché è prendendone consapevolezza che cominciamo a districare quella matassa che sembra chiuderci la gola e togliere il fiato quando siamo spaventati.
È semplice? Assolutamente no.
È efficace? Certamente sì.
Non siamo abituati a indagare i motivi delle nostre emozioni. Eppure sono qui, sempre con noi, aspettano solo di essere esplorate per poterci guidare nelle nostre azioni.
La paura è legittima, paura di sbagliare, di fallire, di cadere, di essere giudicati per le scelte che facciamo e per quelle che non prendiamo. Paura di fare male e di non fare abbastanza, paura di non essere all’altezza dell’impegno richiesto. Ma per giocare la nostra partita al meglio nel ruolo genitoriale dobbiamo conoscerla questa paura, sviscerarne le membra e accettarla. Senza dimenticare l’importanza del gioco di squadra, perché è con un assist ben riuscito che portiamo a casa il punto della vittoria.
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